Meno di 800 euro al mese, e in un caso su 3, addirittura in nero. Eppure, sono in prevalenza diplomati o laureati (40,6%), vivono in Italia, in media, da 7 anni, ma, nel mondo del lavoro ancora fanno tanta fatica a entrare: il canale principale per trovare un impiego è il passaparola (73,3%), per andare, poi, a fare l'operaio (29%), la colf o la badante (21%), o, quando dice bene, il cameriere in alberghi e ristoranti (16 per cento).
La fotografia delle condizioni occupazionali degli immigrati in Italia è stata scattata da una ricerca realizzata da Censis, Ismu e Iprs, per conto del ministero del Lavoro, presentata, a Roma, nel corso del convegno «Immigrazione e lavoro. Percorsi lavorativi, Centri per l'impiego, politiche attive», alla presenza del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. Insomma, l'Italia attrae, ma dopo un po' ridimensiona il sogno degli immigrati, che scoprono di non essere arrivati "in America".
Dallo studio, condotto su un campione di 16mila stranieri, è emerso come la presenza di immigrati nel Belpaese sia stimata in poco meno di 5 milioni, aumentati negli ultimi quattro anni di quasi 1,6 milioni (+47,2 per cento). Gli irregolari sono invece 560 mila, pari all'11,3% degli stranieri presenti sul nostro territorio. La conoscenza della lingua italiana, poi, si conferma il requisito fondamentale per raggiungere la piena integrazione: il 42,8% ne ha una conoscenza sufficiente, il 33,1% buona, l'8,9% ottima, mentre il livello di apprendimento è ancora insufficiente solo per una minoranza pari al 15,1 per cento.
Sul fronte del lavoro emerge che il 77% degli immigrati maggiorenni svolge un'attività lavorativa regolare. Più di due terzi sono impiegati nel settore terziario, nell'ambito dei servizi (40,7%) e del commercio (22,5 per cento). Tra le figure meno diffuse vi sono quelle più qualificate: le professioni intellettuali (2,4%), gli operai specializzati (2,2%), i medici e paramedici (1,7%), i titolari di impresa (0,5%) e i tecnici specializzati (0,2 per cento). Dal punto di vista della condizione lavorativa, prevalgono gli occupati a tempo indeterminato (sono il 49,2% del totale), il 24,8% ha un impiego a tempo determinato, il 9,7% svolge un lavoro autonomo o ha un'attività imprenditoriale.La metà degli immigrati che lavorano in Italia dichiara di percepire una retribuzione netta mensile compresa tra 800 e 1.200 euro, il 28% ha un salario inferiore, compreso tra 500 e 800 euro, il 3% guadagna meno di 500 euro. Solo il 13,3% ha una retribuzione netta mensile che va da 1.200 a 1.500 euro, e appena l'1,2% guadagna più di 2.000 euro.
Le carriere lavorative degli immigrati sono piuttosto semplici, composte da una sola esperienza di lavoro (nel 33% dei casi) o al massimo due (40,4 per cento). Solo in un caso su 5 dichiarano di aver cambiato tre impieghi e soltanto il 7,4% quattro o più occupazioni. Generalmente le loro esperienze di lavoro si concludono a seguito del presentarsi di un'offerta più vantaggiosa (39,9%), per il mancato rinnovo di un contratto a tempo determinato (17%), a causa di un licenziamento (16%) o a seguito della chiusura dell'azienda presso la quale sono impiegati (4,6 per cento).
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