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Riforma previdenziale: le novità 2010
Marzo 2010 – Chi va in pensione nel 2010 deve tenere conto delle novità introdotte dalla riforma previdenziale negli ultimi anni. Vediamo nel dettaglio come funziona attualmente il sistema di calcolo delle pensioni.
Oggi in Italia si va in pensione a 59 anni se si è lavoratori dipendenti e a 60 anni se si è lavoratori autonomi. E’ quanto previsto dal sistema di quote e scalini per la pensione di anzianità, introdotto dalla legge numero 247 del 24 dicembre 2007, con un meccanismo che è entrato in vigore dal 1� luglio 2009.
In passato non era così. La precedente riforma Maroni infatti prevedeva, a partire dal 2008, uno scalone di età da 57 a 60 anni come requisito minimo per accedere alla pensione di anzianità. Questo è stato sostituito nello stesso 2008 dall’innalzamento graduale dell’età pensionabile, attraverso un meccanismo di scalini, quote e nuovi coefficienti: i valori di trasformazione della pensione, che vengono applicati ai contributi maturati dal lavoratore, e variano in relazione all’età del lavoratore e al momento in cui si va in pensione. I coefficienti, introdotti nel 2010, hanno un’applicazione triennale e automatica.
Con la riforma previdenziale i lavoratori con 40 anni di contributi hanno a disposizione 4 finestre d’uscita e non due, come previsto dalla precedente riforma Maroni. Ciò significa che possono ritirarsi dal lavoro nei mesi di gennaio, aprile, luglio e ottobre. Per quanto riguarda la pensione di vecchiaia delle donne non ci sono novità. Possono continuare ad andare in pensione di vecchiaia a 60 anni a fronte dei 65 previsti per gli uomini.
La riforma ha previsto anche l’aumento delle pensioni minime, che riguarda lavoratori di età pari o superiore a 64 anni. Ecco gli incrementi per le pensioni più basse che prevedono un aumento annuale
- di 336 euro per i lavoratori dipendenti fino a 15 anni di contribuzione e per quelli autonomi fino a 18
- di 420 euro per i lavoratori dipendenti dai 15 ai 25 anni di contribuzione e per quelli autonomi dai 18 a 28
- 504 euro per i lavoratori dipendenti con più di 25 anni di contribuzione e per quelli autonomi con più di 28
Di seguito il nuovo sistema di scalini e quote, cioè la somma tra età anagrafica e periodo di contribuzione del lavoratore.
Nel 2010 si può andare in pensione dopo aver raggiunto quota 95. L’età minima per ritirarsi dal lavoro è 59 anni (è così dal primo luglio 2009).
Dal 2011 il lavoratore deve raggiungere quota 96. L’età minima passa a 60 anni.
Dal 2013 per ritirarsi dal mondo del lavoro occorre quota 97. Lo scalino prevede l’innalzamento dell’età minima a 61 anni.
Fino al 2008 si andava in pensione di anzianità con 58 anni di età e 35 di contributi. Ricordiamo che lo scalone Maroni prevedeva 60 anni d’età.
Per quanto riguarda i lavoratori autonomi, la scaletta si sposta di un anno. Dall’aumento dell’età pensionabile restano esclusi i lavoratori impegnati in attività usuranti, tra coloro che lavorano nelle cave e nelle miniere e quelli che sono impegnati su attività di tre turni o in sistemi con catena di montaggio.
Con l’obiettivo di chiarire ai cittadini tutte le novità della riforma è stato istituito il Contact center integrato Inps - Inail, raggiungibile attraverso il numero 803164, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20 e il sabato dalle 8 alle 14.
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