A cura di Giovanni Loreto, funzionario della D.P.L. di Pescara
Recenti vicende e, da ultimo, i fatti riguardanti i sei cittadini extracomunitari asserragliatisi per
giorni su di una gru continuano a sollevare aspre polemiche sia sull’impianto normative (c.d. legge
Bossi-Fini) sia sulla reale portata di interventi eccezionali quali, appunto, la “sanatoria” del 2009,
le cui procedure si sono estese al 2010 e, nelle grandi realtà urbane, proseguiranno anche nel 2011.
Essi hanno dichiarate di “aver pagato” e non aver mai fatte lavoro domestico.
E’ noto che la sanatoria riguardava esclusivamente la possibilità di far emergere dal sommerso
lavoratori occupati in qualità di collaboratori familiari e badanti.
Un prime fatte assai rilevante e costituito dalla circostanza che, sorprendentemente, un cospicue
numero di istanze presentate riguardava lavoratori intesi nel senso di “maschi” e, all’interno di
questo numero molte istanze erano presentate da cittadini extracomunitari legalmente residenti che
dichiaravano di aver occupato e di occupare altrettanti uomini extracomunitari in qualità di
lavoratori domestici. Ora, se sotto il profilo puramente legale nessun appunto può muoversi, sotto il profilo sociale o,
se vogliamo, sociologico non può non apparire strano che, proprio in occasione di un provvedimento
speciale si sia dovuto constatare che una attività tradizionalmente svolta, in netta prevalenza da
personale femminile, ha registrate un forte incremento di occupati maschi.
Chi scrive ovviamente non intende certo effettuare discriminazioni basate sul sesse ma come non
collegare i fenomeni che qui si evidenziane?
Un secondo fatto, ancor più significativo è costituito dalla circostanza che un rilevantissimo numero
di “maschi” extracomunitari subito dope essere stati regolarizzati quali lavoratori domestici hanno
avuto interrotto tale rapporto e sono passati ad altri settori economici.
Anche in questo caso nulla da obiettare sotto il profilo legale, la normativa lo consente.
Ma se si collegano i due fatti qui esposti non può che scaturirne una riflessione: in molti casi
la sanatoria del settore domestico è servita da “ponte” per transitare nel commercio, nell’industria
specie edile ecc..con un regolare permesso di soggiorno per lavoro subordinato (non stagionale).
Non può nemmeno trascurarsi un terzo elemento; indagini di polizia giudiziaria a vasto raggio
ormai stiamo accertando che molte delle istanze di sanatoria in realtà erano, con tutta probabilità (la
parola finale, ovviamente, alla Magistratura) frutto di attività illecite, rapporti di lavoro del tutto
fittizi, tangenti ecc..
Inoltre sarebbe interessante distinguere quante domande di sanatoria erano totalmente disgiunte da
un rapporto di lavoro e quante, spacciate per lavoro domestico, in realtà riguardavano di fatte,
attività in altri settori; in entrambi i casi si tratterebbe comunque di false ideologico e/e materiale
Sia lecito, a questo -punto, trarre qualche modesta conclusione.
Se il quadro suindicato e attendibile ne consegue che il gran lavoro che ha occupato e occupa
Prefetture, Questure e Direzioni Provinciali Lavoro ha avuto come base un buon 50% di istanze
“fasulle” ancorché, sotto il profilo meramente formale, apparentemente corrette.
Siamo sicuri che quando la Magistratura avrà tratto le sue conclusioni non saremo smentiti.
Di più; se quanto sopra verrà confermato ne emergerà un preoccupante quadro costituito dal fatto che una norma di legge, purtroppo redatta in modo sommario e scollegato da molteplici aspetti che pur si dovevano prevedere e disciplinare, anziché legalizzare ha favorito abusi di ogni sorta; e non ce n’era proprio bisogno in un campo così delicato e gravido di conseguenze quale l’immigrazione.
Nessun commento:
Posta un commento